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                                                 Gli Eroi

 

Fratel Terenzio Adriano Mastrecchia (Fratel Direttore)

Il 9 ottobre 1960 giunsero a Monserrato i Fratelli delle Scuole Cristiane.
Il direttore Fratel Terenzio Adriano Mastrecchia e Fr. Lorenzo Presciutti, si trovarono di fronte ad una situazione sociale estremamente indigente: la popolazione monserratina,infatti, stava uscendo a fatica dagli anni del dopo guerra.
Il segno più evidente erano gli “sciuscià”, bambini poverissimi, scalzi e affamati che venivano “raccolti e accolti” dai religiosi in una struttura angusta: due stanze e un cortile. A questi fanciulli si è rivolta nel corso degli anni l’azione educativa, indirizzata alla loro elevazione culturale, sociale e spirituale.
La parificazione della Scuola Elementare “E. Pintus” avvenuta nel 1961, segnò l’avvio dell’apostolato più autenticamente lasalliano: una scuola gratuita per poveri, come strumento di evangelizzazione, secondo la volontà del Santo Fondatore; scuola che, in una prima fase, garantì anche il sostentamento dei bambini.
La Scuola divenne ben presto il luogo naturale di crescita, non solo del popolo indigente, ma anche della piccola borghesia rurale la quale ammirava l’amore e la dedizione dei Fratelli nel loro disinteressato apostolato.
L’Istituto, chiamato più familiarmente“ La Salle”, dal nome del fondatore della congregazione dei Fratelli, nel corso degli anni, ha allargato la sua opera apostolica attraverso attività sempre nuove, creative e al passo con i tempi, facendo fronte a profonde trasformazioni in termini di struttura, di risorse umane e di professionalità.
La città piange il maestro dei bambini. Non era semplicemente il fondatore della scuola elementare "Casa del Fanciullo", fratel Terenzio Adriano Mastrecchia, scomparso a Roma a 98 anni. Era un amico, buono, per quanti hanno avuto il piacere di conoscerlo.
Nato nel 1912 a Cerreto Laziale, negli anni '60 aveva salvato molti bambini meno fortunati dalla strada portandoli nelle aule di quella che poi sarebbe diventata la scuola elementare dei Fratelli Lasalliani di via Tito Livio.

Giuseppe Zuddas

Chi attraversa la Via Giuseppe Zuddas a Monserrato, si chiederà, pensando al nome della via, chi sarà costui? E i più giovani non avranno trovato risposta ai loro interrogativi. Giuseppe Zuddas era monserratino, abitava nell’isolato tra via 31 Marzo 1943, l’attuale via G. Zuddas e via Deroma, dove un tempo vi era un asilo e successivamente la caserma dei Carabinieri. Giuseppe Zuddas incarnava tutti i caratteri del monserratino: fierezza, coraggio, intransigenza.
Era un irriducibile antifascista, apparteneva a quei monserratini sardisti che, a causa della dittatura fascista, erano costretti a nascondere le tessere del PSd’Az sotto le mattonelle. Già negli anni trenta Monserrato annoverava tra gli antifascisti diversi sorvegliati speciali e qualche confinato. Quando la repressione fascista si fece più dura, Zuddas andò esule in Francia e si unì al resto degli antifascisti.
In Francia, consolidò i legami di fraterna amicizia con Emilio Lussu. Il suo nome di battaglia era "Resy". Cosi lo descrive Giuseppe Fiori nel libro "Il cavaliere dei rossomori": "Al fianco degli antifascisti fa umilmente la sua parte un uomo di condizione sociale e cultura ben diversa, "Resy" o il "sardo di Pantin" come qui chiamano Giuseppe Zuddas, trentacinque anni, da nove in Francia.
E’ di un sobborgo di Cagliari, Monserrato, da ragazzo lavorava in vigna. E’ stato sino al ’24 presidente regionale della gioventù sardista. Venuto a Parigi in quell’anno, ora gestisce un bar.
Alto, magro, dai lineamenti tormentati come se una tempesta avesse devastato il suo viso. Ha l’aria di un meticcio piovuto da lontananze australi, la pelle color oliva, capelli e sopracciglia d’un nero catrame in faccia cavallina, lunga, la bocca piccola, le labbra sottili. Disponibile in ogni circostanza, sa più fare che dire". "No, Resy non era un oratore", annoterà con garbo un suo amico, "La parola gli usciva dal labbro stentata, martellante, strumento inadeguato ad esprimere la grande passione interiore.".
Quando il generale Franco, con un colpo di stato, occupò militarmente la Spagna, gli antifascisti di tutto il mondo accorsero per sostenere il governo legittimo e si mobilitarono anche le formazioni democratiche e partigiane italiane. Tra queste "Giustizia e Libertà", la formazione nella quale militava Giuseppe Zuddas. Si offrì da subito come volontario per difendere la democrazia in Spagna. Morirà di lì a poco a Monte Pelato. "La resistenza dura cinque ore. Fa un caldo torrido, il campo è senza alberi, neanche un ciuffo d’erba, il sole schianta. Gli assedianti sono presi da stanchezza... il fuoco degli assalitori già languiva. I forti difensori della trincea già si credevano al sicuro. Sostarono un attimo nell’ardua fatica. Zuddas si faceva l’ultima sigaretta.
Un compagno scrutava lontano i movimenti dei nemici. Sente un sospiro profondo. Si volta. Zuddas è spento".
Ai giovani: non dimenticate mai che la pace e la democrazia non ci sono state regalate, ma sono costate lutti e rovine. La loro conquista va ad onore e merito di chi, come Zuddas e con lui tanti altri uomini liberi, non si è piegato al giogo dei tiranni.
Orazio Argiolas

Mario Cruccu

 

La tomba di Mario Cruccu, carabiniere monserratino ucciso dai tedeschi a Roma in uno scontro a fuoco il 9 settembre del 1943. Oggi è l'8 Settembre e ricorre il 70° anniversario della firma dell'armistizio e dell'inizio della Resistenza.

In Sardegna non c'è stata la Resistenza come nelle regioni del centro nord che da quel momento erano in mano ai fascisti e ai nazisti ma ci sono stati episodi di Resistenza: il primo fu quello del 9 settembre con lo scontro impari tra i bombardieri tedeschi e la nave corazzata Roma comandata dall'Ammiraglio Bergamini che si inabissò nelle vicinanze de L'Asinara, il secondo episodio di Resistenza, nelle stesse ore fu quello de La Maddalena per merito del Capitano di Vascello Carlo Avegno, medaglia d'oro al valore militare, che si sacrificò con un pugno di patrioti nello scontro armato con le truppe tedesche in ritirata, il terzo fu l'episodio che vide protagonista il colonnello Alberto Bechi Luserna, trucidato dai nazifascisti nei pressi di Macomer il 10 settembre. Questi primi episodi di Resistenza seguiti all'8 Settembre in Sardegna hanno visto 40 morti e 80 feriti tra gli italiani, 50 morti e 100 feriti tra i tedeschi senza contare i 1.352 marinai che persero la vita (622 superstiti) in seguito alla bomba con la quale fu inabissata la corazzata Roma. Questo fu il il tragico bilancio seguito all'8 settembre del 1943 in Sardegna. Saranno invece circa 7000 i sardi che in diversa forma parteciperanno alla Resistenza nel continente, chi nell'Esercito di Liberazione, chi nelle Brigate e nelle formazioni Partigiane.

 

Anche il carabiniere monserratino Mario Cruccu è iscritto come uno dei primi Resistenti che hanno dato la vita per la Libertà dell'Italia dal nazismo e dal fascismo.

 

Marco Sini

 

Padre Mariano Asunis (Cappellano Monserratino della Brigata Sassari)

.Il corpo dei Marines ha premiato padre Mariano Asunis, il frate francescano cappellano della Brigata Sassari, "impegnato dal 1997 all'estero con le truppe italiane", come recita la targa che gli è stata consegnata. La cerimonia è avvenuta durante una convention dei marines in un casinò di Atlantic City, affacciata sull'Oceano Atlantico.

Assegnata a padre Mariano Asunis una medaglia della Croce Rossa. Un riconoscimento importante per lo storico cappellano monserratino della Brigata Sassari: una medaglia d’argento al merito. La Croce Rossa italiana premia il frate francescano che si è distinto per le tante iniziative umanitarie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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