
Monserrato perla di Sardegna
Sa passillada de Pauli
Le alluvioni a Monserrato
Nella storia sono state numerose le alluvioni che hanno colpito Monserrato fin dai tempi più remoti.
Quelle più ricordate e citate nei documenti di archivio e riportate nei libri su Monserrato di Mario Vincis e Serafino Agus sono quelle del 1796, del 1855, del 1867 e 1868, del 1881, del 1889, del 1 settembre del 1939, del 1946, del 22 gennaio del 1957 e infine quella più recente dell'11 novembre del 2002 che ha causato allagamenti in diverse zone della nostra città, come Su Tremini, l'area di Via Cesare Cabras, l'area di Via Giosso e tutta quella parte bassa di via Riu Mortu.
Una cosa che mi aveva molto colpito alla fine di Dicembre del 2008, quando ancora facevamo i conti con gli effetti dell'alluvione che aveva colpito Monserrato, è stato leggere nel sito internet dell'Ordine dei geologi della Sardegna, nel link che fa la ricostruzione storica delle alluvioni nel cagliaritano, diverse imprecisioni. La prima imprecisione od omissione che è che tra le alluvioni del 1796 manca completamente quella accaduta a Pauli.
Poiché è scritto di due alluvioni a Pirri del 5 ottobre del 1796 con 6 morti e del 27 ottobre con la notazione "inondazione a Pirri e nelle campagne circostanti" e poi nel 1797 con la nota " inondazione a Pirri senza gravi conseguenze". Mi era venuto da pensare che sicuramente hanno sovrapposto Pirri a Pauli, oppure, ancora più grave che ignorassero che l'inondazione di Pauli iniziata la notte del 27 e proseguita nella giornata del 28 di ottobre del 1796 provocò 21 morti, la distruzione di case di abitazione, di attrezzature agricole, la perdita di botti piene di vino trasportate dalla corrente, la morte e la distruzione di animali che costituivano mandrie e greggi, l'allagamento e l'inutilizzabilità per almeno un anno delle terre coltivate e dei vigneti de " su saltu de Pauli.
A fine 2012 mentre avviavo la raccolta dei materiali e iniziavo la scrittura di queste note, riandando a quel sito per avere conforto su altre informazioni utili per stendere questa nota, ho avuto conferma delle incongruenze delle informazioni perché in quella ricostruzione storica si fa confusione anche su alluvioni successive di Monserrato, come quella del 1856 che ha investito l'area cagliaritana e nella cui ricostruzione si usa per eventi accaduti a Quartucciu la descrizione della stessa dinamica presente sia nel libro di Mario Vincis sia nel libro di Serafino Agus per descrivere l'alluvione di Pauli del 1881, quella che fu definita "il diluvio di San Simone".
All'inizio del 2013, consultando l'archivio storico del Comune di Pauly Pirri, che è custodito presso l'Archivio storico del Comune di Cagliari nei nuovi locali del MEM all'interno del vecchio mercato di via Pola, credo di aver scoperto del perché della confusione dell'Ordine dei geologi. In effetti la parte di archivio storico del Comune di Pauly Pirri che contiene anche le delibere del Consiglio di Comunità del nostro paese degli anni che vanno dal 1790 al 1810 e che quindi comprendono anche le delibere sull'alluvione del 27-28 ottobre del 1796, è inopinatamente inserita all'interno di una cartella intestata al "Comune di Pirri". Da qui è probabile che potrebbe essere nato l'equivoco.
Il "Diluvio" del 28 ottobre del 1796
Riandando alla alluvione della notte del 27 ottobre e della successiva mattina del 28 ottobre del 1796 è stato rilevato che le prime avvisaglie si avvertirono nella primavera dello stesso anno con un primo nubifragio che causò anche allagamenti anche se le conseguenze evidentemente non furono rilevanti altrimenti oltre a farne cenno gli studiosi e i ricercatori avrebbero elencato i danni prodotti. L'altra avvisaglia del "diluvio" che si sarebbe verificato una ventina di giorni dopo si ebbe il 5 ottobre una pioggia violentissima che aveva allagato completamente i vigneti della campagna e fatto saltare la vendemmia mettendo in ginocchio gli agricoltori e i contadini che coltivavano la vite per la produzione del vino. Quella inondazione del 5 di ottobre che investì Pauli e Pirri ed altri centri vicini provocò 6 morti, registrati nella ricostruzione storica dell'ordine dei geologi che ho già citato, e che vengono attribuiti come morti a Pirri. E' una ricerca da approfondire per verificare se effettivamente sono morti a Pirri o a Pauly.
Ma quello che arrivò a Pauly tra la notte del 27 e la mattina del 28 ottobre fu una vera catastrofe umana e materiale che colpì a morte la popolazione di Pauli e mise in ginocchio la sua economia per molto tempo. Pauli in quel periodo poteva avere una popolazione di circa 1.500 abitanti, viveva di agricoltura, allevamento e si stava avviando una espansione della viticoltura.
Era un borgo agricolo con case costruite prevalentemente in ladiri, anche se c'erano quelle edificate con un ladiri ( o ladini come diciamo noi) qualitativamente "robusto" e quelle edificate con un ladiri "povero", e queste sono le abitazioni dei contadini e dei braccianti che si sono letteralmente sbriciolate con l'arrivo de "S'unda manna", come sarebbe stata chiamata quel tipo di alluvione a Pauly.
La dinamica dell'alluvione anche allora, come le volte successive, compresa quella del 22 ottobre del 2008 e che l'onda di piena era arrivata da nord. Era arrivata da Pizz'è pranu e attraversò "Su Riu" o "s'arriu" ( il Rio dove oggi è Via del Redentore, anticamente chiamata "sa bia de su riu") che passava nel paese e lo divideva in due, straripando.
L'onda di piena d'acqua, che al suo passaggio si alimentava ed ingrossava di detriti e del fango eroso dalle abitazioni costruite con fango, mota e paglia,prosegue la sua corsa verso il sud del borgo fino allo stagno di Pauli, invadendo le abitazioni già semicollassate, con i tetti sfondati ed erose dalla pioggia intensissima ed incessante che nella notte non aveva smesso di cadere neanche per pochi minuti. L'onda di piena così composta nel suo cammino va seminando morte, distruggendo e portandosi via mobili e attrezzature agricole, le botti piene di vino che si aprivano e il vino si confondeva e dava colore all'acqua fangosa. Centinaia di animali di allevamento e domestici che fornivano latte e carne per il sostentamento della popolazione annegavano e finivano nello stagno ( in su stani de Pauli).
I paulesi piangevano i molti morti e piangevano per la loro drammatica condizione per il disastro indescrivibile che furono costretti a vedere e a vivere! Quella tarda mattinata del 28 ottobre con il cessare della pioggia videro solo un grande lago intasato di acqua, fango e detriti, di animali morti e una prospettiva a breve di miseria e di fame.
Subito dopo, l'8 di Novembre si tiene la riunione del Consiglio di Comunità in una situazione drammatica dopo 10 giorni dalla grande inondazione del 28 ottobre che, come abbiamo visto in precedenza, ha causato 21 morti , case distrutte, animali morti, botti e vino finiti nello stagno, strade inagibili ecc. La riunione del Consiglio di Comunità si tiene nella casa del sindaco Giuseppe Antonio Atzeny e fu adottata una risoluzione per chiedere con una istanza ( supplica) al Vice Re ed alla contessa di Sanjust per una moratoria del pagamento dei tributi.
La riunione del "Consiglio comunitativo", come riporta la delibera che è scritta in spagnolo castigliano, come tutti gli atti fino al 1810 circa: " si tiene nella casa del sindaco Joseph Anton Atzeny e le persone che partecipano come Consiglieri sono: Juan Deidda, Ramon Fanty, Efhis Piroddi, Antiogo Maxia, Ramon Pichau e Antonio Sedda. Alla riunione come "dopiado el Consejo" ( un consiglio raddoppiato per l'eccezionalità della situazione n.d.r.) partecipano: Andreas Pichau, Antioco Ignacio Pichau, Raffael Argiolas de Sisiny, Francisco Serry grande, Salvador Argiolas di Ignacio, Ramon Spiga Cabras, Antioco Sollay e come maggior di giustizia Pasqual Sollay.
Nella Delibera si fa un riepilogo dell'alluvione:
"el diluvio de la noche del dia 27" e il proseguimento "al dia 28" dello "stesso mese di Ottobre dello stesso anno 1796" che ha causato "mas de viente personas muertas", distrutto le case ( las casas) e "les ha quizado quanto dentro de las memas tenian de robas, trigo, derrada anas, y mas promitas……." E poi prosegue indicando i "dan^os" : animali morti ( los bueyis e otros animal y…..vino e los cupones ecc.) La Delibera si conclude con una supplica e con la richiesta di una grazia per la esenzione dal pagamento dei tributi e l'esenzione del pagamento del donativo e della Guardia marittima.
Nella parte finale compaiono i nomi e le firme.
Appongono la croce a fianco al proprio nome: il sindaco Joseph Antonio Atzeni, Juan Deidda cons., Ramon Fanty cons., Efis Piroddi cons. e Antiogo Maxia cons. mentre firmano di proprio pugno i consiglieri del Consiglio raddoppiato: Antiogo Ignacio Pichau, Rafael Argiolas, Andres Pichau, Francisco Serry grande, Saluador Argiolas, Ramon Spiga Cabras, Antiogo Sollay e Pasqual Sollay major de justicia".
Solo nel 1798 fu fatto un bilancio definito e preciso dei danni. Lo si desume dal verbale di una riunione del Consiglio di Comunità del 16 maggio del 1798 tenuta nella abitazione del sindaco Efhis Piroddi.
Dalla lettura dei nomi in calce al verbale risulta che oltre al sindaco Piroddi parteciparono al Consiglio i Consiglieri Antonio Ignazio Cabras, Giovanni Deidda, Joachin Cabras, Lucas Serry, Antony Lochy, Luis Fanny. Tra i partecipanti figuravano anche e sono i primi firmatari del Verbale Francisco Arì, Regio Misurador, Miguel Piras Vicario parroquial e Domingo De Plano, Delegato Parroquial, il Censore locale Andrea Lochy. L'atto è firmato dal segretario Joseph Antonio Tocco.
Nel verbale è ricostruita la dinamica dell'alluvione con la descrizione dell'arrivo dell'onda di piena che "viene de lugar que se dise Pizu de Pranu y Baculada territorios de Partiolla, de Gerrey, de Septimo y de Selarjius quando viene causa muchos perjuluis y danos en esta comunidad segun mas notorius". I morti furono "mas de viente personas muertas" e i danni vennero calcolati in più di trentamila scudi, "mas de trinta mil escudos". La Delibera dichiara la riconosciuta urgenza della costruzione di un ponte sullo stagno di Pauly Pirri passando dalla "crux de marmol"e che deve concludersi verso Pirri, "camin Real" e verso la città di Cagliari. Inoltre si propone la deviazione de Su Riu che scende da Pizu de pranu. Il Segretario dichiara che i contenuti di questa Delibera sono stati da lui illustrati "in idioma sardo" al Consiglio.
La maggior parte delle case furono distrutte dalla pioggia e dall'alluvione e diverse di quelle che restarono in piedi subirono tali erosioni e compromissioni che parti consistenti furono abbattute e più in la sarebbero state riedificate.
Le conseguenze di quella storica alluvione furono drammatiche e furono necessari molti anni per risalire la china. Sul piano del lavoro e delle attività agricole e dell'allevamento molti contadini e allevatori dovettero spostarsi in altri borghi per rifarsi un gregge, per recuperare un cavallo per i carrettieri. Oppure, come accadde per diversi contadini paulesi piccoli coltivatori che lavoravano in proprio, questi dovettero andare a lavorare altrove magari alle dipendenze come braccianti o potatori.
In quei tempi non esisteva ancora la stampa quotidiana che abbiamo conosciuto dalla fine dell'800 e perciò per avere notizie precise chi ha scritto e raccontato quegli eventi ha dovuto basarsi sulle ricerche d'archivio oppure sugli scritti dei "rilevatori"storici vissuti dopo quegli eventi come Vittorio Angius, nato un anno dopo quegli eventi, collaboratore del Canalis nelle rilevazioni storico e statistiche sui centri della Sardegna della prima metà dell'800, che scrisse anche di quell'alluvione confermando che vi perirono 21 persone, molti animali e che molte case crollarono.
Marco Sini
