
Monserrato perla di Sardegna
Sa passillada de Pauli
La Chiesa campestre di San Lorenzo
E' dedicata al martire ucciso il 10 agosto dell'anno 258 d.C., l'edificio attuale, consacrato nel 1903, presenta una struttura architettonica elementare e priva di elementi colti.
E'a pianta rettangolare, mononavata, con volta a botte percorsa da archi trasversali; il vano presbiteriale è compreso nell'abside semicircolare, coperta da un catino.
Nella semplice facciata a capanna, suddivisa orizzontalmente in tre parti da cornici, si apre un loculo, dal quale riceve la luce.
Sui lati corrono i contrafforti perpendicolari.
Sul lato destro, adiacente all'abside, è assemblato il dado della sagrestia, mentre dal lato sinistro sono visibili per terra monoliti squadrati, materiale di spoglio, traslatovi da Monserrato, per essere utilizzato come panche.
Sul medesimo lato sono visibili due bocche di cisterne, ora prosciugate, in cui si travasava l'acqua, trasportatavi con carri, per il periodo dei festeggiamenti. L'interno è spoglio.
Il presbiterio, rialzato,ospita un umile altare marmoreo di mano artigianale, fatto nel 1903.
L'esistenza della chiesa campestre di San Lorenzo è connessa con le vicende dei Sajust, feudatari di Pauli, per merito dei quali sale agli onori della storia feudale.
Nel 1690, allorchè la villa di Pauli fu scorporata dalla Baronia di Furtei, pure dei Sanjust, per essere inglobata nella nuova contea di San Lorenzo.
Pauli passò al rango di capoluogo della Contea, che comprendeva anche la villa di El Mas, popolata e di Sisali, spopolata, ed i Sanjust furono, investiti, secondo le procedure di infeudazione vigenti in Italia, "conti di San Lorenzo". Carlo II, re di Spagna, con il diploma del 20 aprile 1690 concesse il titolo di Conte di San Lorenzo a favore di Francesco Sanjust, che lo trasmise agli eredi ed ai suoi sucessori.
Negli anni '60 furono sospesi i festeggiamenti della sagra campestre per le gravi lesioni che la chiesetta presentava nella facciata a timpano e nella volta a botte dell'unica navata, successivamente nel 1972 la chiesa, ormai pericolante, fu salvata dalla demolizione da un imprenditore monserratino, Mario Pili, che insieme ad un comitato pro-restauri consentì ai fedeli di ripristinare una tradizione religiosa secolare. Ora la chiesa si presenta a pianta rettangolare, mononavata, con volta a botte percorsa da archi trasversali, il vano presbiteriale è compreso nell'abside semicircolare. Sui lati corrono i contrafforti perpendicolari. L'interno è spoglio. Il presbiterio, rialzato, ospita un umile altare marmoreo di mano artigianale, costruito nel 1903.
