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Storia antica di Cagliari

 

Alcune domus de janas e resti di capanne del IV - III millennio a.C. scoperte a San Bartolomeo e sul colle di Sant'Elia confermano che la zona dove sorge l'odierna città fu abitata fin dal neolitico ; le risorse del mare, degli stagni, del territorio arido ed in parte roccioso ma adatto alla cerealicoltura ed a qualche coltura orticola, garantivano il sostentamento delle pacifiche popolazioni del periodo prenuragico . Risalgono invece all'età del rame i reperti della cultura di Monte Claro, diffusasi in tutta la Sardegna, che prende il nome dall'omonimo colle cagliaritano. Ritrovamenti archeologici dell'età del bronzo, come ad esempio le ceramiche egee ritrovate nel nuraghe Antigori presso Sarroch, fanno ipotizzare che le popolazioni nuragiche stanziate nell'odierno cagliaritano intrattennero intensi rapporti commerciali e culturali con i Micenei e sono testimonianza che i suoi porti godevano già allora di vita e di frequentazione. I Fenici, che frequentarono i porti di Cagliari e di altre zone della Sardegna sin dall'VIII secolo a.C., o in periodo comunque antecedente alla fondazione di Roma, si stanziarono all'imboccatura dello stagno di Santa Gilla. Il poeta romano Claudiano del IV secolo, descrivendo Karalis, la dice "Tyrio fundata potenti" , ossia fondata dalla potente Tiro (nell'odierno Libano) e i dati archeologici hanno confermato la presenza fenicia nel periodo della cosiddetta "talassocrazia" di Tiro.

 

Passata ai Cartaginesi nel V secolo a.C., la città conobbe un rapido sviluppo, testimoniato tra l'altro dalle necropoli di Tuvixeddu, ritenuta la più vasta necropoli fenicia del Mediterraneo, e di Bonaria: questi furono gli estremi dell'espansione urbana di quei secoli, che vide l'abbandono degli insediamenti nuragici sui colli ed il concentrarsi lungo la costa dell'abitato, che assunse un carattere decisamente mediterraneo. Il centro cittadino fortificato, situato nell'area oggi occupata dal quartiere della Marina, era affiancato dall'area sacra che sorgeva nell'attuale zona di Stampace, ed era chiuso tra i due quartieri portuali delle zone di Sant'Avendrace e di Bonaria.

 

Divenuta il centro principale dell'isola, ormai completamente punicizzata, passò ai Romani con tutta la Sardegna e la Corsica, nel 238 a.C., all'indomani della prima guerra romano-punica. L'aspetto dell'abitato non sembra essere cambiato molto durante la lunga dominazione romana, di cui sono notevoli resti l'anfiteatro e le ville suburbane come la Villa di Tigellio. Nei secoli successivi la Karalis romana mantenne il suo ruolo di metropoli sarda e nel 48 a.C. Cesare la premiò per averlo sostenuto nello scontro con Pompeo concedendole lo stato giuridico di municipio. Alla morte di Cesare i cittadini gli rimasero fedeli e si schierarono dalla parte del figlio adottivo Ottaviano, prima contro Sesto Pompeo, poi contro Antonio. Dopo la vittoria di Ottaviano ci fu un lungo periodo di tranquillità politica e di grande sviluppo economico, prima di cadere sotto l'occupazione dei Vandali d'Africa, comandati da Genserico, nella metà del V secolo. Caralis rimase parte del regno dei Vandali per circa ottant'anni, divenendo per un breve lasso di tempo capitale di un regno sardo indipendente proclamato dal funzionario germanico ribelle Goda. Fu riconquistata dai romani d'oriente di Giustiniano nel 534 d.C. ed entrò nel sistema amministrativo bizantino come sede del preside, funzionario imperiale a capo di tutta la Sardegna, e sottoposto all'esarcato d'Africa. Durante la guerra gotica, che imperversava nella penisola, contingenti di Goti occuparono per un breve periodo la città che passo poi nuovamente in mano bizantina[18]. Nel 599 d.C. la flotta longobarda di Agilulfo compì un'incursione di saccheggio nelle coste cagliaritane ma venne respinta dalle milizie locali.

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